Ivo Andrić

(Travnik, Bosnia, 1892 – Belgrado, 1975)*

(Zle misli i crne slutnje…)
          I nefasti pensieri e i neri presagi d’un malinconico hanno la loro precisione spaventosa per quanto sembrino assurdi e sbagliati ad un uomo sano.
          I malinconici sono come pioppi tremuli, mentre alti alberi non sentono neppure il vento. Come un attore il quale, in piedi dietro le quinte, proietta ancora la sua ombra sulla scena, così appaiono gli eventi nei sogni e nei presagi del malinconico.

          Nell’uomo sano c’è un centro del pensiero: la vita con le sue questioni, e nei malinconici: la morte con i suoi segreti.

          Essi soffrono l’ipertrofia dell’anima. Simili al lumacone ignudo, scagliato nel prunaio dai bambini capricciosi, il quale si contrae e contorce, ma dovunque si sposti urta contro una spina. Sono la dissonanza viva di questo pianeta rigido e battagliero.

 

(Svaka zatvorena vrata…)
          Ogni porta chiusa mi sembra una minaccia muta. Mi pare una bocca falsa.
          Mentre la guardo al chiaro di luna, la linea nera, che congiunge ambo i battenti, ogni tanto sembra allargarsi leggermente quasi la porta stesse per aprirsi pian piano, facendo spuntare qualcosa orrenda e ignota, che si era appiattata dietro e che infine tocca a tutti.
          Un tempo mi ero saziato a guardare, fino alla stanchezza e alla follia, la porta serrata della cella.
          Sono chiuse solo le porte dei cimiteri, delle botteghe di mercanti falliti, delle case in cui c’è qualche malattia o altra disgrazia e quelle dei carceri.

(I ovi što su mi najbliži…)
Pure loro, i più vicini a me, che con me combattono, pure loro sono fedeli della gioia risonante.
Sono soldati, io sono avventuriero; nel mio stemma c’è un velo di lutto; loro lottano per la libertà, ma la mia lotta è senza fine.
Quando, finita la battaglia, saranno scesi in pianura, vincitori, intoneranno un calmo canto esteso, io abbatterò invece la mia bandiera nella solitudine e stringerò il sottopancia per altri viaggi.

(EX PONTO, 1918)


 


* Autore bosniaco, e poi serbo, già collaboratore della collettiva Giovane lirica croata (1914), ha pubblicato pure a Zagabria la sua poesia in prosa di Ex ponto. top